Isola di
San Servolo
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Ingresso Isola di San Servolo, Venezia
Parco di San Servolo, Venezia
Parco Isola di San Servolo, Venezia
Vista da San Servolo
Interno della caffetteria, Isola di San Servolo, Venezia.
Evento sull'Isola di San Servolo - MFAwards 2018
Particolare chiesa di San Servolo, Venezia
Portico esterno, Isola di San Servolo, Venezia
Esterno, Isola di San Servolo, sala ristorante
L'isola
Ambiente affascinante ed originale, l’isola è il luogo ideale per organizzare a Venezia eventi esclusivi. A pochi minuti di vaporetto da Piazza San Marco, il centro congressuale dispone di numerose sale per meeting, eventi aziendali e privati, aree espositive e spazi polivalenti per manifestazioni culturali.
La struttura ricettiva, immersa in uno dei più grandi parchi del centro storico, può accogliere oltre 300 ospiti in un ambiente di respiro internazionale.
L’Isola di San Servolo, caratterizzata da un vasto complesso architettonico e da un bellissimo parco, fu per un millennio sede monastica e in seguito ospedale per i malati mentali fino a quando la riforma della psichiatria ha portato alla chiusura dell’ospedale (1978). Il primo insediamento risale alla fine del VII secolo quando un gruppo di monaci Benedettini si rifugiò nell’Isola allora angusta e paludosa. Dal 1647 il complesso venne offerto ad un gruppo di monache Benedettine, Domenicane e Francescane provenienti dall’Isola di Candia. In seguito il Senato della Repubblica decise di utilizzare anche l’isola di San Servolo per ospitare i numerosi feriti che confluivano a Venezia dai luoghi degli scontri con i Turchi. La funzione medica fu delegata ai Padri ospedalieri di San Giovanni di Dio, oggi Fatebenefratelli. Da quel momento la storia dell’isola può essere ricostruita in linea con l’atteggiamento assunto dall’autorità costituita nei confronti del fenomeno delle malattie invalidanti in generale e della follia in particolare. La Provincia di Venezia, oggi Città Metropolitana di Venezia, ha conservato la proprietà dell’isola avviando, a partire dagli anni ’90, il suo recupero architettonico custodendola e valorizzandola attraverso la sua società in house San Servolo srl.
Il restauro dell’isola di San Servolo costituisce uno degli interventi più complessi e impegnativi tra quelli portati a termine dalla Città Metropolitana di Venezia, sia per la qualità dei beni salvaguardati, sia per la destinazione assegnata e sia per l’impegno finanziario che ha visto l’utilizzo di consistenti risorse messe a disposizione per la maggior parte dai fondi della Legge Speciale per Venezia. Non si è trattato solo di ridare l’antico splendore alle pietre attraverso un difficile e lungo restauro conservativo: la Città Metropolitana di Venezia, proprietaria del Bene, ha voluto soprattutto affidare al futuro un patrimonio storico, architettonico e culturale di indiscusso valore restituendo l’isola alla comunità internazionale e facendola diventare soggetto attivo e dinamico della vita veneziana. Le numerose attività che con continuità vi si svolgono confermano tale vocazione rivolta soprattutto a sostenere il dialogo internazionale e il confronto tra culture diverse a beneficio economico e culturale del territorio veneziano. Un patrimonio che viene reso fruibile e funzionale attraverso la destinazione del complesso monumentale dell’intera isola a centro congressuale, centro di formazione e studio e di soggiorno. In linea con gli obiettivi istituzionali della Città Metropolitana di Venezia hanno sede oggi in isola di San Servolo i seguenti enti:
- San Servolo srl, società in house della Città Metropolitana di Venezia
- Venice International University
- Centro Sperimentale di Cinematografia - Csc Immersive Arts Labs
- Nsas – Neuroscience School of Advanced Studies
Il Museo del Manicomio di San Servolo, inaugurato nel 2006, raccoglie i reperti appartenuti all’ospedale psichiatrico attivo in isola fino al 1978 ed è stato curato per l’aspetto scientifico dai professori Diego Fontanari e Mario Galzigna ed è stato allestito dall’architetto Barbara Accordi. Il museo è suddiviso in vari settori: laboratorio, ambulatorio, manufatti didattici, malati e terapie, contenzione, manufatti e produzione dei malati, mantenimento ed alloggi, sala anatomica e rassegna fotografica.
Lo scopo principale del Museo, già implicito nella sua denominazione (La follia reclusa), è quello di mettere in evidenza – attraverso reperti specifici, didascalie e pannelli esplicativi – la dimensione emarginante e segregante dell’istituzione manicomiale. Un luogo per poter leggere, conoscere e scoprire il legame che ha unito, anche se nel dolore, la comunità a questa parte del suo territorio.
Per visitare il museo consulta la sezione visita il museo.
Nel 1716 –anno di insediamento dei Padri ospedalieri di San Giovanni di Dio – San Servolo si presentava come un piccolo convento e una piccola struttura ospedaliera improvvisata, priva di spezieria. Ai Padri, più’ conosciuti come Fatebenefratelli, esperti farmacisti, medici e chirurgi, viene affidata la gestione della struttura ospedaliera militare. Per la coltivazione delle erbe medicinali i Padri utilizzano un piccolo appezzamento di terra; cominciando da queste poche zolle, lo speziale milanese Alberto Sacchetti inizia a costruire un servizio di qualità e una fama che, in meno di tre anni, procura all’ospedale di San Servolo l’apprezzamento del governo serenissimo. E la spezieria di San Servolo, nel 1719, viene ufficialmente deputata a fornire i medicinali alle milizie. La buona qualità e perfetta composizione dei medicinali di San Servolo viene addirittura attestata dal Collegio dei Filosofi e Medici di Padova e dal chirurgo della squadra navale della Serenissima. La farmacia ha continuato ad essere attiva fino alla chiusura dell’ospedale – divenuto ai primi dell’800 esclusivamente psichiatrico – nel 1978.
La presenza in isola di un luogo di culto è documentata già dall’Ottocento; nel corso dei secoli si è trasformato più volte — nelle strutture e negli ornamenti — fino al 1752, tempo in cui fu affidato dai Padri Fatebenefratelli al capomastro Gaetano Brunello Murer l’incarico della ricostruzione della chiesa. Il 9 marzo 1759 fu posta la prima pietra del nuovo edificio. Nel 1761 l’esterno della chiesa era ultimato; tra ottobre e novembre dello stesso anno Jacopo Marieschi eseguiva i dipinti del soffitto della navata e del presbiterio, raffigurandovi rispettivamente “La gloria di San Giovanni di Dio davanti alla Vergine” e “Le tre virtù teologali”. La chiesa fu in seguito ancora rimaneggiata: agli inizi del 1800 fu arricchita da un loggiato al di sopra del quale si trova la facciata con un grande finestrone sormontato da un timpano a cui lati svettano i due campanili della chiesa, assoluta novità nell’architettura di Venezia. La chiesa fa parte del percorso di visita del Museo del Manicomio.
Sviluppatosi nei secoli, il parco – oggi uno dei più grandi di Venezia – è parte integrante dell’Isola di San Servolo e si caratterizza più che per la forma dei giardini, per la presenza di alcuni alberi molto antichi. Dalla palma delle Canarie, che svetta appena sbarcati in Isola, alle grandi piante di agave americana, dal tiglio europeo al bagolaro “spaccasassi”, dal platano ibrido alla safora dorata, dai grandi pini d’Aleppo, al secolare ulivo e agli alberi di ailanto, alternati a grandi arbusti di pittosporo.
E’ un’oasi verde e rilassante per gli ospiti del Centro Soggiorno, per gli studenti che “vivono” un’ambiente di studio davvero particolare e per i veneziani che spesso vi si recano per piacevoli passeggiate in cui si scopre una “galleria d’arte” a cielo aperto. In parco infatti è stato spesso “interpretato” da vari artisti contemporanei per la realizzazione di installazioni site-specific. Vi si possono ammirare le sculture permanenti di Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Han Meilin, Oliviero Rainaldi, Bořek Šipek, Sandro Chia, Fabrizio Plessi , Gianni Aricò, Umberto Mastroinanni, Carin Giudda, Ann Karin Furunes.